COMMEMORAZIONE LUCIANO ZARO – DOMENICA 26 NOVEMBRE 203

COMMEMORAZIONE LUCIANO ZARO – DOMENICA 26 NOVEMBRE 203

Come tutti gli anni, Domenica 26 Novembre 2023 l’ANPI sez. Gallarate ha commemorato il giovane Martire, alla numerosa presenza di cittadini e antifascisti. Ringraziamo la presenza attiva della Pres. di Anpi Prov.le Varese, Ester Maria De Tomasi, e la partecipazione, tra gli altri, dei Presidenti di Anpi Cassano Luisella Filippini e di Anpi Varese Rocco Cordì: così come ringraziamo il Sindaco di Cazzago Brabbia Emilio Magni, nonchè i parenti della famiglia Zaro, così duramente colpita dalla scomparsa di Luciana Zaro, nipote del Martire.

Quest’anno abbiamo voluto essere presenti anche con un gazebo in piazza Zaro, come da foto che si allega, fin dalle prime ore del mattino.

Dopo l’introduzione di rito del Pres. di Anpi Gallarate M. Mascella, ha preso la parola, per un breve saluto e testimonianza. la Pres. Ester De Tomasi, e successivamente Guja Baldazzi, V. Pres. di Anpi Gallarate, per l’orazione ufficiale, che qui di seguito si trasmette per intero:

LUCIANO ZARO

Nato a Gallarate (Varese) il 22 luglio 1924, Luciano Zaro fu ucciso dai brigatisti neri a Gallarate il 24 novembre 1944. Sospettato di essere collegato alla Resistenza, fu assassinato, alla presenza della madre, nella sua casa della frazione di Arnate, a sera inoltrata, quando la loro abitazione fu invasa da una squadraccia di fascisti, comandati da un certo maresciallo Crosta, che di lì a poco avrà parte anche nell’eliminazione di un altro giovanissimo gallaratese, Angelo Pegoraro detto “Falco”, combattente nella 124° Brigata Garibaldi, da lui freddato presso la sua abitazione di Cascinetta nel corso di un controllo di identità. Nel caso di Luciano i brigatisti neri, sulla scorta di una confessione estorta ad un amico, erano alla ricerca di armi, ma nella casa, non trovarono nulla. Il maresciallo decise allora di arrestare il giovane Zaro e, mentre l’arrestato si apprestava a indossare il cappotto per ripararsi dal freddo della notte, visto lo scompiglio che si era creato tra i famigliari, il Crosta sparò alcuni colpi di rivoltella contro il giovane colpendolo a morte.

Questo lo scarno racconto dei fatti avvenuti 79 anni fa, durante i due anni finali e più terribili del ventennio fascista, quando la Repubblica Sociale e i nazisti loro alleati, occupavano il Nord Italia.

Lo scorso anno la professoressa Foglia, nel corso della sua commemorazione, citando l’appartenenza del maresciallo Crosta alla XVI Brigata Nera Gervasini di Varese, ha colto l’occasione per sottolineare il fatto che il suo sinistro ricordo trova oggi richiamo tra diverse organizzazioni neofasciste e neonaziste della nostra zona e ha molto opportunamente evidenziato la pericolosità per la tenuta della democrazia della sottovalutazione e addirittura della tolleranza con cui questi fenomeni vengono guardati.

Io sono invece stata sollecitata ad una riflessione a partire dal fatto che il giovane Luciano era “attenzionato” in quanto renitente alla leva. Si era quindi messo sotto la lente di ingrandimento dei fascisti pur di non combattere una guerra cui non riconosceva legittimità. Una scelta che ha finito per costargli davvero cara.

Il tema della guerra purtroppo è tornato di grande attualità in questi tempi e tesse la sua mortifera trama in luoghi anche a noi molto vicini. Il pensiero va al conflitto fra Russia e Ucraina e ancor più alla strage di Palestinesi che si sta svolgendo a Gaza, in seguito all’orribile eccidio di civili israeliani perpetrato il 7 ottobre scorso da Hamas. Il pensiero va dunque all’inestricabile intreccio di cause di queste guerre: sete di potere, violenza autoritaria, razzismo, interessi geo-strategici ed economici, disprezzo per i diritti delle minoranze, noncuranza per la vita; cause che si scorgono in filigrana e che non esimono, ovviamente, dal riconoscere che ragioni e torti non sono mai generici, e che ogni situazione va indagata nel suo specifico contesto. Tuttavia una considerazione credo valga in ogni caso: dietro ad ogni guerra sta la volontà di rifiutare il confronto, il dialogo e la mediazione; la volontà di ignorare le ragioni degli altri.

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; (…)” recita l’inizio dell’art. 11 della nostra Costituzione, dicendo no all’aggressione e alla violenza e sì alla mediazione degli Organismi Internazionali (l’ONU in primis, le cui risoluzioni dovrebbero essere rispettate e applicate) ed è da un assunto come questo che giustizia e razionalità vogliono che si parta, anche se giustizia e razionalità sembrano stentare a prevalere. Ed è di qui che partono i fili che intrecciano le mie riflessioni con la necessità di contrastare il riemergere di ideologie antidemocratiche, suprematiste e nazionalistiche: se queste ideologie, che speravamo relegate al passato, dovessero tornare ad affermarsi, non solo il sacrificio di Luciano, e degli innumerevoli suoi compagni di viaggio, sarebbe stato inutile, ma il concetto stesso di umanità, e la sua sopravvivenza, sarebbero in estremo pericolo.

W la Resistenza W la Democrazia W la Costituzione e, più che mai, W la Pace!

Guja Baldazzi

 

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