Commemorazione ANGELO PEGORARO – 2020

Commemorazione ANGELO PEGORARO – 2020

ANGELO PEGORARO

(1926 – 1945)

 

Tenendo fede ad una tradizione pluriennale mai venuta meno, che affonda le sue radici nella Resistenza partigiana e nella lotta per la Libertà al nemico nazifascista, anche quest’anno l’ANPI di Gallarate celebra il martirio di un giovane antifascista, barbaramente assassinato il 16 Gennaio del 1945 da una losca pattuglia di repubblichini a caccia di renitenti la leva per il famigerato esercito della RSI, in obbedienza all’altrettanto famigerato “Bando del Duce” emesso dallo stesso capo del fascismo, nelle intenzioni di impoverire le fila della Resistenza che sempre più numerose minacciavano il potere del regime già agonizzante.

In ossequio a quel sacrificio, e per rimarcare la missione istituzionale dell’Anpi a difesa della Democrazia e della Libertà duramente conquistate

DOMENICA 19 GENNAIO 2020

ALLE ORE 11.00

E oggi, nella piena recrudescenza di un fascismo strisciante che alza la testa, non possiamo che trarne ancora la lezione di sempre: la PACE come baluardo della barbarie, l’Antifascismo come veicolo dei valori che hanno guidato i combattenti per la LIBERTA’ e la DEMOCRAZIA.gli Antifascisti ed i democratici tutti si raccoglieranno intorno al cippo che ricorda il tragico evento e rinnova silenziosamente i valori di Libertà, Pace e Democrazia che sono alla base della convivenza civile, disciplinati ed esaltati nella Carta Costituzionale, alla cui nascita anche il sacrificio di ANGELO PEGORARO contribuì nella forma più alta.

L’orazione ufficiale sarà pronunciata dal Pres. della Sezione di Anpi Gallarate, Michele Mascella.

La cerimonia si svolgerà in via Pegoraro 51, nei pressi della Chiesa di Cascinetta

E come tutti gli anni, durante la cerimonia, verrà deposto un omaggio floreale a cura di Anpi Gallarate.

 

Gallarate, 13 Gennaio 2020

Il Presidente Anpi Gallarate

M. Mascella

 

Le Istituzioni cittadine, le forze politiche democratiche, le Associazioni, i cittadini tutti sono invitati a partecipare.

Cerimonia

Si è svolta con ampia partecipazione di cittadini e Istituzioni locali, nonchè di Rappresentanti di Associazioni, Partiti e Sindacati, la cerimonia di Commemorazione di Angelo Pegoraro.

Il Pres. Mascella ha ringraziato i convenuti, tra i quali l’Ass.re alla Cultura Massimo Palazzi in rappresentanza dell’Amm.ne Comunale, Francesco Larghi (parente prossimo del Martire), dando la parola a Osvaldo Bossi per una breve ma esplicativa biografia del giovane Martire, seguito dal breve ma intenso intervento della Pres. dell’Anpi Prov.le Ester De Tomasi e da quello dello stesso Assessore Massimo Palazzi.

Di seguito, l’intervento di Osvaldo Bossi:

Angelo Pegoraro

“Falco”

Angelo Pegoraro non ha ancora 18 anni quando nel febbraio del 1944 viene licenziato dalla Caproni Vizzola, dove lavora come garzone.

Si trasferisce a Ghemme (Novara), per lavorare alla Todt, (l’organizzazione del III Reich che si occupava della costruzione di strade e di fortificazioni) e lì incontra, per la prima volta, alcuni gruppi partigiani locali con i quali condivide idee e speranze.

Lui, non ancora diciottenne, non è un renitente alla leva. Sono la sua fede negli ideali di libertà e giustizia sociale, che lo convincono a schierarsi con le forze partigiane per abbattere il fascismo e scacciare l’invasore tedesco.

Alla fine di giugno del 1944 il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) decide di dare corpo alla 127a Brigata Garibaldi al comando di “Fagno”[1], alla quale si affianca il gruppo di Besnate, costituitosi su proposta di Attilio Colombo “Pipetta” appartenente al CLN di Gallarate, in rappresentanza del Partito Comunista al quale è intitolata la sezione dell’ANPI Gallarate.

Nel luglio del 1944, Falco, tornato a Gallarate, su indicazione del Pipetta, entra a far parte della 127a SAP del gruppo di Besnate, partecipando al colpo all’Isotta Fraschini. In seguito, il gruppo si sposta per esigenze tattiche, (arrivando l’inverno, le tende non sono più sufficienti), a Villadosia dove trova rifugio in una cascina detta dal Pasquin da sott.

Il 18 ottobre, grazie al coraggio di una giovane del paese che avvisa i partigiani dell’arrivo dei brigatisti neri, (due camion armati fino ai denti e con i viveri per tre giorni) il gruppo riesce a sfuggire al rastrellamento e si disperde.

Falco allora raggiunge in novembre i reparti partigiani della 124ª Brigata nel novarese. Con loro, e con reparti di altre Brigate, “Falco” partecipa ad un’azione il 14 dicembre del 1944, oggi ricordata come «battaglia di Suno». Torna poi nell’alto varesotto per compiere missioni di guerriglia. In una di queste, fermano e disarmano un ufficiale tedesco mettendo in allarme l’intero territorio.

Angelo, come tutti i partigiani ogni tanto tornava a casa per salutare i famigliari, per rifocillarsi, per trovare gli amici.

Durante una visita alla famiglia, nonostante avesse rispettato le disposizioni del comando partigiano, quelle di non portare armi, soprattutto per quelli tenuti sotto osservazione, il 16 gennaio 1945, a Cascinetta, sulla soglia di casa, qui in questo cortile, sotto gli occhi esterrefatti della Madre e della sorella incinta, Angelo veniva assassinato dalla sbirraglia fascista, comandata dal repubblichino Crosta, che, come nel caso dello Zaro, del cui sangue si era macchiato, senza che nessuna arma fosse rinvenuta su di lui.

Stessa sorte toccò al partigiano che era con lui e che venne arrestato nella stessa occasione, si chiamava Vittorio Minelli, aveva 22 anni ed era di Clusone in provincia di Brescia. Dopo 40 giorni di prigionia venne fucilato a Sacconago il 25 febbraio dello stesso anno.

Vile il tentativo del sergente delle brigate nere Giovanni de Panfili per coprire l’assassinio di Falco quando scrisse nel suo rapporto che i due partigiani erano armati.

Un episodio come “tanti altri” in quel periodo in cui la caccia al rosso, all’antifascista, al ribelle che non accettava di aderire alla Repubblica di Salò, la caccia a chi non si schierava con loro, al renitente, era la priorità di un regime giunto alla fine e che vedeva nel movimento antifascista il nemico da battere per la propria sopravvivenza.

Il ricordo di quel terribile giorno vive in tutti noi, anche coloro che all’epoca non c’erano.

Ogni anno una commemorazione come questa viene celebrata davanti al luogo dell’efferato omicidio. Ogni anno, con le lacrime agli occhi ricordiamo e ringraziamo questo giovane amico, questo giovane compagno, per il suo coraggio e la sua tenacia.

I nostri eroi, i nostri martiri erano gente semplice con un cuore immenso e una coscienza sociale tale da mettere se stessi dopo i grandi ideali di giustizia.

Così a noi, 75 anni dopo, non resta che ricordarli, ringraziarli e seguire il loro esempio, difendendo l’eredità morale che ci giunge dal loro sacrificio.

Giovani cresciuti in fretta, per darci un futuro.

Osvaldo Bossi

[1] In quel periodo avviene l’accorpamento della 102a Garibaldi di Gallarate e Busto Arsizio con la 127a.

 

 

La cerimonia si conclude con l’intervento del Pres. Mascella, che si avvale anche della lettura di un prezioso e quanto mai attuale articolo di GIANNI RODARI, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita:

ANGELO PEGORARO

19 GENNAIO 2020

Anche quest’anno, come da molti lustri ormai, commemoriamo la figura di questo giovane partigiano antifascista che, come tantissimi suoi coetanei, nei venti mesi che precedettero la Liberazione, compì una scelta non facile per i tempi in cui fu loro concesso di vivere.

Scelsero di diventare Partigiani, di essere cioè di parte, dalla parte giusta della Storia. Una Storia già scritta. Con il sangue di chi l’ha vissuta.

Non furono premiati per questa loro consapevole scelta: furono assassinati dal potere dominante, da quel potere che venne poi sconfitto il 25 Aprile del 1945.

Furono assassinati dal fascismo e dai suoi accoliti.

La storia di Angelo Pegoraro è ormai nota a tutti gli antifascisti che ancora oggi ne ricordano il fulgido esempio di combattente per la Libertà, il coraggio nelle azioni militari, la disponibilità agli ordini dei suoi superiori.

E’ patetico oggi scorrere su alcuni media, a giustificare l’ignobile legge fascista denominata “il bando del duce”, considerazioni che avallano le esecuzioni criminali per il solo fatto di aver sorpreso i Partigiani armati e senza averne preventivamente accertato le reali intenzioni.

Sfido chiunque a pensare un Partigiano combattente che non fosse armato: è una contraddizione in essere.

Angelo Pegoraro fu dunque cinicamente assassinato dallo stesso individuo, ben noto in città per la sua tracotanza, prepotenza e ferocia che non dissimulava, ma anzi esaltava, che aveva già ucciso il giovane Luciano Zaro due mesi prima.

Oggi, nel centenario della nascita di Gianni Rodari, vi leggerò quanto egli ebbe a scrivere nel 1965, una data lontana, ma che sembra scritta oggi: ed è il modo migliore per ricordare Angelo Pegoraro e i suoi compagni che seppero immolarsi sull’altare della Libertà e della Giustizia.

Dalle pagine de l’Unità del 22 Aprile 1965, leggiamo:

 

Anche tu puoi essere un partigiano

Un ragazzo ci ha scritto: ‐ «Come mi dispiace di non essere vissuto ai tempi della guerra di Liberazione! Avrei voluto anch’io essere un partigiano… ». È un desiderio nobile. È anche un po’ una fantasticheria, come quando uno sogna di essere pirata, esploratore spaziale, capotribù degli indiani. Difatti, dietro quel sospiro di nostalgia ci può essere un ragionamento di questo genere: «Purtroppo il calendario non gira all’indietro, per me non c’è niente da fare, mi conviene interessarmi di Nembo Kid». Tutto sbagliato.

Si può essere partigiani oggi, adesso, qui. Anche tu puoi essere un partigiano.

I partigiani hanno lottato, in Italia e fuori, contro il fascismo e contro il nazismo. Dove? Come? Chi erano? Chi erano i loro capi? Che volto avevano, come si chiamavano gli Eroi della Resistenza? Quali battaglie condussero? Quali sacrifici affrontarono, quali vittorie ottennero?

Non tutti gli italiani, purtroppo, saprebbero rispondere a queste domande. (E la lista delle domande dovrebbe essere tanto più lunga….).

Conoscere la storia di quegli anni e di quegli uomini è un modo per essere PARTIGIANO DELLA RESISTENZA.

Ci sono libri in cui quella storia è narrata: cercali, leggili, e saprai rispondere alle bugie dei nemici della Resistenza, che sono stati battuti, ma non sono scomparsi.

Ci sono, accanto a te, uomini che sono stati partigiani, o che hanno collaborato con loro in varie maniere: cercali, interrogali e ti sentirai più vicino a loro.

I partigiani hanno combattuto per una società più giusta, per un mondo più pulito, libero dalla paura, dall’ignoranza, dalla miseria, dalla prepotenza. Questa lotta non è terminata, né in Italia né fuori. Questa lotta continua e non può finire fin che ci sia al mondo un solo uomo condannato alla fame, un solo operaio senza un lavoro sicuro e giustamente retribuito, un solo ragazzo costretto a interrompere gli studi perché non ha mezzi di fortuna, un solo negro perseguitato per il colore della sua pelle, un solo essere umano obbligato a nascondere i suoi pensieri.

Anche tu puoi essere un PARTIGIANO DELLA LIBERAZIONE DELL’UOMO.

I partigiani hanno combattuto uniti. C’errano nelle loro file comunisti e socialisti, liberali e democristiani, credenti e non credenti. Ognuno vedeva nell’altro un alleato e un fratello anche se non ne condivideva le idee fino in fondo. Essi sapevano mettere da parte le loro differenze per compiere insieme il lavoro comune.

Anche oggi, in Italia, c’è molto lavoro comune da compiere. Certe divisioni tra gli uomini sono logiche: il ladro e il guardiano notturno non possono andare d’accordo.. L’operaio che viene licenziato e colui che lo licenza non possono vedere le cose allo stesso modo. Altre divisioni sono illogiche e dannose. Il popolo italiano ha bisogno di essere unito per progredire.

Anche tu puoi essere un PARTIGIANO DELL”UNITA’.

I partigiani non combattevano per amore della guerra, ma per mettere fine alla guerra, per ridare all’Europa e all’Italia una giusta pace.

La lotta per la pace non è terminata.

La guerra riaccende spesso la miccia, in diverse parti del nostro pianeta. Tutte le potenze dispongono di enormi arsenali di armi.

Sono state inventate e si continuano ad inventare armi sempre più terribili.

Ogni mattina, insieme al sole che ci dà la vita, si leva sulle nostre teste anche il pericolo della guerra.

Non tutti si rendono conto di questo pericolo. Non tutti fanno qualcosa per la pace. Non tutti credono che sia possibile fare qualcosa contro la guerra. Invece è possibile. Più di una volta, in questi ultimi anni, la volontà di pace dei popoli si è imposta per scongiurare o limitare iniziative di guerra.

Impara la storia e la geografia, leggi i giornali, tieni d’occhio ciò che accade in ogni angolo del globo e capirai che anche tu puoi essere un PARTIGIANO DELLA PACE.

I partigiani italiani si sentivano legati ai loro compagni d’ogni paese, d’ogni lingua, d’ogni stirpe. Combattevano per la loro patria ma non disprezzavano né odiavano la patria degli altri. Credevano che i popoli debbono conoscersi, aiutarsi, stimarsi.

Anche tu puoi essere un PARTIGIANO DELLA FRATERNITÀ’ DEI POPOLI.

Tu dici «partigiano» e ti viene subito da pensare al combattente della montagna.

Ma «partigiani» erano anche le staffette che portavano i messaggi da una formazione all’altra, da un comando all’altro; erano anche i tipografi che componevano di nascosto, talvolta in tipografie improvvisate, sepolte sotto terra, i giornali e i manifesti che portavano dappertutto le notizie della lotta, gli incitamenti alla Resistenza; erano anche i medici che curavano i feriti a rischio della loro vita; erano le donne che appoggiavano le azioni partigiane con le manifestazioni di strada. Da tutti loro puoi imparare qualcosa.

Per esempio puoi imparare l’importanza della parola scritta: libro, giornale o foglio volante. Puoi imparare l’importanza dei compiti più semplici. Puoi imparare il significato di parole come: tenacia, rispetto degli impegni presi, solidarietà.

I partigiani sono i migliori cittadini che l’Italia abbia mai avuto. Nessuno, nessuna legge scritta li obbligava a fare ciò che facevano. Per quel che facevano, non erano pagati. Di quel che sopportavano, non presentavano il conto. Sapevano di lottare per l’avvenire del loro Paese, e per questa lotta trascurarono il loro interesse privato.

Erano dei volontari, nel senso più pieno della parola. Non si può chiedere a tutti di essere dei volontari. Eppure anche oggi l’Italia non ha cittadini migliori di coloro che volontariamente si battono per le idee di libertà, di pace e di giustizia in cui credono.

Questi sono, oggi, i veri PARTIGIANI DELL’ITALIA. Anche tu puoi essere uno di loro.

I partigiani hanno lottato, in Italia e fuori, per la libertà e l’indipendenza del loro paese, vent’anni fa.

Ma anche oggi vi sono partigiani che lottano per la libertà e l’indipendenza del loro paese. Ve ne sono nel Viet Nam. Ve ne sono nel Congo. Ve ne sono nell’Angola, dove i negri combattono per liberarsi dal dominio portoghese.

Vi sono partigiani che combattono in Africa, in Asia, nel Sud America. Uomini, donne, giovani e ragazzi d’ogni paese, appoggiano la loro lotta, la seguono con ansia e con speranza, si informano sulle sue vicende, ne studiano le ragioni, ne sentono la giustizia. Anche tu puoi farlo.

Anche tu puoi essere un PARTIGIANO DEI PARTIGIANI.

Gianni Rodari In «L’Unità», 22 aprile 1965.

Grazie Angelo per il tuo sacrificio.

Michele Mascella

Gallarate, 19 Gennaio 2020

 

per le foto, clicca qui

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *