Angelo Pegoraro – 20 Gennaio 2013 – Interventi
Riproduciamo qui di seguito il testo degli interventi pronunciati durante la Commemorazione di Angelo Pegoraro, il 20 Gennaio 2013, davanti il cippo che ne ricorda il sacrificio, in via Pegoraro 51 a Gallarate.
Dopo una breve introduzione del Presidente dell’Anpi Gallarate Michele Mascella, che ha voluto ringraziare della presenza delle Istituzioni cittadine rappresentate dal Sindaco Ing. Edoardo Guenzani e dagli Ass.ri Angelo Bruno Protasoni e Cinzia Colombo, ha preso la parola il giovane iscritto all’Anpi Andrey Chaykin, che ha pronunciato il seguente discorso:
Commemorazione del Partigiano Angelo Pegoraro detto Falco
Ringrazio l’ANPI Gallarate per avermi concesso di fare questo intervento.
Oggi siamo qui in ricordo del partigiano caduto Angelo Pegoraro, un giovane, che come tanti fu una vittima del regime nazifascista. Ricordare Angelo e la resistenza.
Si può dire che Angelo era un giovanotto, tuttavia, per me non è così. Io vedo in lui una persona matura.
Come gli adulti, ha assaggiato il lavoro.
Lavorò come garzone presso Caproni Vizzola, in seguito fu licenziato (come del resto avviene spesso anche oggi tra i lavoratori). Però alla sua tenera età aveva già assaporato il duro lavoro. In seguito, si trasferì a Ghemme (Novara) dove lavorò per la Todt. Lì incontra per la prima volta i partigiani. Essendo nell’animo un uomo libero, si sente rappresentato dagli ideali della giustizia sociale e della libertà personale. Si sente in dovere di contribuire all’abbattimento del regime nazifascista che in quei tristi anni stava dominando con violenza e ferocia questo paese opprimendo i diritti anche più fondamentali per noi oggi.

Nel febbraio del ’44 Angelo, detto anche “Falco”, entra a far parte della 127 SAP di Besnate dove inizia la sua militanza da partigiano.
Il 14 dicembre dello stesso anno, partecipa alla “battaglia di Suno”, mostrandosi un coraggioso compagno di lotta.
Durante questi mesi rischia perennemente la vita. Del resto, il regime non badava ai processi, basta ricordare il Tribunale Speciale che ha condannato alla morte migliaia di persone. Il regime insultava, violentava e sparava senza pensare, solo obbedire.
Certo, Angelo poteva stare zitto e buono, come hanno fatto migliaia di italiani. Però, lui non ci sta, non china la sua testa davanti al manganello fascista sporco di sangue degli innocenti. Quello strumento (alimentato anche dal denaro dei padroni) che ha guidato numerose violenze perseguitando gli operai del biennio rosso, perché avevano ribadito con gli scioperi i loro diritti negati. Quegli operai si chiamavano tra di loro “compagni” perché credevano in un futuro migliore per i loro figli. Quegli operai che essendo sfruttati dai padroni non volevano più togliersi il cappello. Quei cittadini liberi dentro. Persone che non si voltavano, non ignoravano gli abusi del Potere. Gente come Angelo Pegoraro e tanti alti partigiani. Lui aveva detto NO, entrando a far parte della resistenza partigiana.
Purtroppo, “Falco” venne assassinato il 16 gennaio del 1945.
68 anni fa, il partigiano e ,per quanto mi riguarda, compagno Pecoraro veniva ucciso dai fascisti alla soglia della sua casa a Cascinetta, sotto occhi di sua madre e di sua sorella. Possiamo dire che era un giovane ragazzo, la verità è che lui era già un UOMO.
Voglio ricordare il compagno Angelo e la resistenza , perché mi ci sento parte. Da un po’ mi sono buttato in attività studentesche. Sentendomi oppresso nei diritti, vedendo la mia vecchia scuola statale con l’acqua alla gola, osservando le ingiustizie che i Governi compiono “in nome” del così detto rigore. Anch’io ho detto NO, non ci sto! Sono e voglio stare con i giovani-adulti che vedono annientato pian piano il proprio futuro. Mentre ieri i regimi fascisti usavano la violenza in modo diretto, oggi abbiamo i regimi economico-finanziari che con la scusa del rigore applicano le politiche di austerità a spese delle intere popolazioni.
Quando si parla della resistenza, si fa sempre il riferimento agli anni della Seconda guerra mondiale, però per me la resistenza è viva tutt’oggi. Nasce dall’ingiustizia che divaga nelle scuole e aumenta il proprio grido alla battaglia nel sfruttamento lavorativo, quando i diritti come l’art. 18 vengono cancellati. Quell’ideale di giustizia sociale che il compagno Pegoraro voleva raggiungere, è lo stesso ideale che anche noi, giovani studenti e lavoratori vogliamo avere.
Inoltre, dedicandomi al mondo studentesco, mi sono reso conto che ci sono tanti gruppi diversi anche tra gli studenti,ma soprattutto, che anche il nemico della libertà e della democrazia è vivo anche oggi. Purtroppo, anche tra gli studenti divaga questo falso mito del regime fascista “buono e giusto”. Penso che sia dovuto più che altro all’ignoranza e alla non conoscenza che si sta cercando di portare avanti. Ci sono parecchi gruppetti di stampo fascista che cercano di farsi strada. Io mi sento responsabile di portare avanti la resistenza e la lotta, anche contro quei falsi miti. Voglio esprimere la mia solidarietà anche ai colleghi e ai compagni minacciati tempo fa da alcuni esponenti di questi gruppetti di Varese. Però, voglio fare anche un appello agli studenti, dicendo che come i partigiani, noi possiamo vincere solo se stiamo uniti e lottiamo insieme per un mondo migliore di diritti e di conoscenza. Lottando non per noi, ma per le generazioni che verranno. Io penso che Angelo Pegoraro, quando rischiava la propria vita, non lo faceva per se stesso, ma per i propri cari, in nome di un futuro migliore per tutti.
NON DIMENTICHIAMO “FALCO”, NON DIMENTICHIAMO LA RESISTENZA.
Andrey Chaykin
Gallarate, 20 Gennaio 2013
Ha preso la parola quindi il compagno Calogero Casà, del Direttivo della sezione Anpi Gallarate, per la celebrazione ufficiale dell’evento:
Commemorazione Ufficiale di Angelo Pegoraro
Come ogni anno siamo riuniti qui, davanti questo cippo spezzato, come è stata spezzata la sua giovane vita all’età di 19 anni. Siamo qui per commemorare e onorare la memoria del partigiano, Angelo Pegoraro, che ha sacrificato la sua giovane vita per gli ideali di libertà, giustizia e democrazia.
Angelo o meglio Falco, perché questo era il suo nome di battaglia, sceglie di partire per i monti ancora giovanissimo Si unisce ai partigiani che conosce presso Ghemme per cacciare l’invasore tedesco e abbattere il regime fascista.
Nel luglio del 1944 è a Besnate per un’operazione dei G.A.P., poi si sposta a Villadosia dove la carenza di viveri e gli stenti della vita clandestina lo portano ad affrontare momenti drammatici. Dopo un rastrellamento nazi-fascista che disperde il suo gruppo (il 18 ottobre), Falco e il compagno Vinicio raccolgono le armi, le nascondono, e raggiungono in novembre i reparti partigiani della 124ª Brigata nel novarese. Con loro, e con reparti di altre Brigate, Falco partecipa ad un’azione il 14 dicembre del 1944, oggi ricordata come «battaglia di Suno». Torna poi nell’alto Varesotto per compiere una missione di guerriglia.
Mentre si reca a trovare la madre viene intercettato dai fascisti della brigata nera di Gallarate. Era il 16 gennaio 1945, aveva solo diciannove anni.

Ecco cosa scriveva nel suo rapporto Giovanni de Panfili, sergente delle Brigate nere”…… ricevuto l’ordine da codesto comando mi sono recato con gli squadristi Calderoni Guerrino e Crosta Francesco in via Brumana 51 per eseguire l’arresto del signor Pegoraro. Nei pressi dell’abitazione mi imbattevo con due giovani dal fare sospetto e fermatoli chiedevo i documenti d’identità … li pregavo di seguirmi nella loro abitazione per fare i dovuti accertamenti, nel frattempo uno di questi estraeva la pistola e faceva l’atto di scappare. Lo squadrista Francesco Crosta lo preveniva facendo fuoco con la sua arma, una Beretta calibro 9 e lo feriva. Provvedevo immediatamente al disarmo dei due e …. al trasporto all’ospedale di Gallarate. Durante il percorso il Pegoraro decedeva. Il compagno arrestato l’ho fatto condurre in caserma”.
Queste le parole fredde del rapporto della squadra fascista.
Francesco Crosta, l’assassino di Angelo, era un noto squadrista violento, qualche mese prima aveva già ucciso Luciano Zaro.
E’ giusto e doveroso oggi ricordare anche il compagno di Angelo, si chiamava Vittorio Minelli, aveva 22 anni ed era di Clusone in prov. di Brescia. Dopo 40 giorni di prigionia venne fucilato a Sacconago il 25 febbraio dello stesso anno.
I compagni partigiani ricordano Angelo come un uomo che aveva una fede profonda nella causa per cui lottava.
Angelo era un ragazzo normale, come tanti suoi coetanei. Ha scelto la strada più difficile, ha scelto di stare dalla parte giusta. Angelo, non ancora diciottenne, non era un renitente alla leva. La sua fede negli ideali di libertà e giustizia lo convincono a schierarsi con le forze partigiane per combattere l’invasore tedesco e i fascisti. Angelo ha pagato questa scelta con la sua vita davanti l’uscio di casa, sotto gli occhi esterrefatti della mamma e della sorella che sebbene fosse in cinta è corsa in soccorso del fratello. Ha rischiato anche lei la ferocia e la violenza della squadraccia fascista.
Chi come Angelo ha combattuto e ha dato la sua vita per la libertà, la giustizia, la democrazia e per una società migliore deve essere ricordato oggi e sempre.
È compito di ogni antifascista e di ogni democratico far sì che gli ideali di libertà e giustizia che animarono coloro che combatterono per un Italia migliore non siano resi vani.
Se noi oggi viviamo in uno stato democratico, se abbiamo questa Costituzione lo dobbiamo ai sacrifici di Angelo e di quanti hanno lottato fino alla morte.
La storia di Angelo è gloriosa come fu gloriosa quella di migliaia di partigiani che ci rimisero la vita per la libertà.
L’antifascismo che nel 1945 diede al popolo italiano la Libertà, oggi non è obsoleto; è anzi più che mai necessario.
Angelo continuerà a vivere nei nostri ricordi, nei nostri cuori, negli affetti dei suoi familiari. Ad Angelo e a tutti i partigiani che hanno rischiato o perso la vita per liberarci dal nazifascismo va il nostro ringraziamento.
A noi che siamo qui oggi spetta il compito di ricordare e di trasmettere gli insegnamenti di Angelo e di tutti quelli che hanno combattuto come lui per la libertà, per la giustizia e per la pace.
Oggi e sempre antifascismo.
Calogero Casà
Gallarate, 20 Gennaio 2013
foto: http://www.flickr.com/photos/organize/?start_tab=one_set72157632622742679
Lascia un commento