Mario Rigoni Stern
Il 1° Novembre 1921 nasceva Mario Rigoni Stern, i cui scritti sono una pietra miliare nella complessa Storia della Resistenza. Qui di seguito un suo breve ma intenso saggio sul significato che lui dava della parola “compagno”… già pubblicato in occasione della sua scomparsa, avvenuta il 16 Giugno 2008.
Un inedito del grande scrittore e partigiano
Mario Rigoni Stern:
«Perché dovete chiamarmi compagno»
Anche lui ci ha lasciato. Il sergente che percorse, con i suoi alpini in ritirata, metà dell’Unione Sovietica,
è uscito di scena, come sempre in silenzio e in ospedale, dopo aver abbandonato, appena qualche giorno prima, le sue montagne. Soldato, ribelle, partigiano combattente, uomo di poche parole, Mario Rigoni Stern ha scritto, come tutti sanno, opere straordinarie tutte pubblicate con Einaudi.
Eccone l’elenco, a testimonianza di un lavoro lungo, tenace, singolare e molto bello:
Il sergente nella neve (1953), Il bosco degli urogalli (1962), Quota Albania (1971), Ritorno sul Don (1973), Storia di Tönle (1978), Uomini, boschi e api (1980), L’anno della vittoria (1985), Amore di confine (1986), Il libro degli animali (1990), Arboreto selvatico (1991), Le stagioni di Giacomo (1995), Sentieri sotto la neve (1998), Inverni lontani (1999), Tra due guerre e altre storie (2000), L’ultima partita a carte (2002), Aspettando l’alba e altri racconti (2004), I racconti di guerra (2006), Stagioni (2006).
Mario Rigoni Stern era legatissimo al mondo dei partigiani e della Resistenza: il suo mondo, come era noto a tutti. Era iscritto all’ANPI di Mira (Venezia) da sempre. Al congresso regionale del 2007, aveva
inviato una straordinaria lettera di saluto e di buon lavoro, una lettera bellissima, rimasta inedita e che è stata distribuita in fotocopia alla grande Festa nazionale di Gattatico, in casa Cervi. In quella lettera c’è tutto Mario Rigoni Stern, il suo modo di guardare il mondo, la sua partecipazione alle cose della vita,
alle lotte, il suo senso della libertà e il rapporto intenso con l’ANPI, i partigiani, i compagni.
Eccone il testo, bellissimo e singolarissimo.
«MIRA (Venezia) 20 gennaio 2007
Cari Compagni,
sì, Compagni, perché è un nome bello e
antico che non dobbiamo lasciare in disuso;
deriva dal latino “cum panis” che
accomuna coloro che mangiano lo stesso
pane. Coloro che lo fanno condividono
anche l’esistenza con tutto quello che
comporta: gioia, lavoro, lotta e anche
sofferenze.
È molto più bello Compagni che “Camerata”
come si nominano coloro che frequentano
lo stesso luogo per dormire, e
anche di “Commilitone” che sono i compagni
d’arme.
Ecco, noi della Resistenza siamo Compagni
perché abbiamo sì diviso il pane
quando si aveva fame ma anche, insieme,
vissuto il pane della libertà che è
il più difficile da conquistare e mantenere.
Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo
una casa calda e il ventre sazio,
ci sembra di aver risolto il problema dell’esistere
e ci sediamo a sonnecchiare davanti
alla televisione. All’erta Compagni!
Non è il tempo di riprendere in
mano un’arma ma di non disarmare il
cervello sì, e l’arma della ragione è più
difficile da usare che non la violenza.
Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci
lusingare da una civiltà che
propone per tutti autoveicoli sempre più
belli e ragazze sempre più svestite.
Altri sono i problemi della nostra società:
la pace, certo, ma anche un lavoro
per tutti, la libertà di accedere allo studio,
una vecchiaia serena; non solo egoisticamente
per noi, ma anche per tutti i
cittadini. Così nei diritti fondamentali
della nostra Costituzione nata dalla
Resistenza.
Vi giunga il mio saluto, Compagni dell’Associazione
Nazionale Partigiani
d’Italia e Resistenza sempre.
Vostro
Mario Rigoni Stern>>
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