Oltre i confini
Riflessioni allo scadere dell’Anno del Dialogo Interculturale
C’è un limite invisibile, oltrepassare il quale è impresa che richiede l’impegno di più generazioni, perché una vita intera potrebbe non bastare. Ma un tentativo di andare oltre quel limite è sicuramente alla portata di tutti gli uomini di buona volontà.Ce lo impongono la nostra natura di esseri umani, la nostra socialità, l’accento che –in questo 2008 – è stato posto sul dialogo interculturale.
Chi scrive vuole spendere qualche parola nel tentativo di andare oltre i confini e di accordare voci diverse e realtà differenti, tutte appartenenti ormai ad una società complessa, magari per arrivare a lavorare a qualche progetto comune che- condiviso- non potrà che acquistare più forza.
Con piacere leggo su un quotidiano della nostra provincia che a Varese si è tenuto un incontro, il 23 novembre scorso, presso il Cinema Nuovo, cui hanno partecipato Moni Ovadia e altri testimoni dell’integrazione e dell’immigrazione, e che la ricetta proposta è l’invito a dialogare, dall’angolo di culture diverse, con l’auspicio che il dialogo sarà ascoltato e arricchito dal contributo di sempre più numerose voci.Superare le paure, imparare un linguaggio che apra frontiere, effettuare un’analisi culturale che non si accontenti del luogo comune, conoscere per lasciare da parte diffidenza e ignoranza.
Nessun uomo di media sensibilità può restare indifferente all’idea della convivenza civile, ad un impegno di educazione alla legalità, di rispetto per l’altro, di apertura al nuovo, di creazione di un paese che sia equo e solidale con il resto del mondo, che dialoghi con tutte le culture e lo faccia alla pari con l’altro.
E’ persino impossibile tracciare dei confini netti entro cui tale percorso potrebbe iscriversi, tanto esso è globale: società, ambiente, cultura, scienza, commercio, scuola….dove inizia e dove finisce l’educazione ad uno stile di vita a misura d’uomo? E come possono gli educatori, i genitori, i politici, i docenti, i giovani… essere sordi a questo richiamo? Leggo, sempre oggi e sempre su un quotidiano locale, di atti di intolleranza e di esclusione dello straniero, avvenuti qui vicino a noi; di rifiuto dell’accoglienza e di mancata integrazione.
Leggo di frasi aberranti pronunciate da chi, come politico, dovrebbe essere il modello e il nobile esempio della società civile. E mi chiedo se siano candore e ingenuità, i miei, quando penso che tendere una mano si può; che gli svantaggiati non siamo certo noi, ma loro, gli stranieri; che gli insegnanti come me, che spiegano ai ragazzi cos’è l’humanitas della saggezza latina, dovrebbero anche precisare che non è passata di moda e che condividere questo ideale significa interessarsi dell’Uomo.
Poi, come di consueto, la fiducia che ho nei giovani mi spinge a guardare con ottimismo al futuro.
Gallarate, 24 Novembre 2008
Rita Gaviraghi
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