Relazione sul XV Congresso Nazionale dell’ANPI
Relazione Mascella su XV Congresso Nazionale ANPI
Torino, 24-25-26-27 Marzo 2011
Care compagne e compagni,
la corposità del Documento Politico-Programmatico del XV Congresso Nazionale dell’Anpi, che consta di ben undici pagine fittamente dattiloscritte, mi costringe ad una sintesi inevitabilmente estrema, e pertanto portatrice in sé di sicure omissioni e carenze che però potranno essere integrate da eventuali precisazioni che gli altri componenti la delegazione vorranno apportare, se del caso.
E allora qualche numero. La Delegazione dell’Anpi Prov.le Varese era composta da sette Delegati più un Invitato, che mi sembra giusto citare: Ceriani – Dabalà – Gallazzi – Mascella – Passera – Pessina – Platinetti ed infine Migliore, quale graditissimo invitato, tutti comunque deliberati dalla nostra assise.
345 i Delegati complessivamente designati dai diversi Congressi Provinciali di cui l’Anpi Nazionale è espressione: la novità, tra le altre, è che l’Anpi, rispetto allo scorso Congresso, è oggi presente con suoi iscritti in tutte le 110 Province italiane, rispetto le 85 della scorsa edizione, e sono in corso di costituzione altri 29 Comitati Provinciali a statuirne la accresciuta presenza sul tutto il territorio nazionale: e ciò è già di per sé motivo di soddisfazione.
Dei 143 iscritti a parlare durante lo svolgimento del Congresso, solo 88 hanno potuto farlo, per ovvi motivi legati ai tempi: e voglio dire che sono stati tutti interventi di grande rilievo e soprattutto di notevole contenuto, di raro sfociati in autocelebrazioni o retorica fine a sé stessa, e mai, salvo in un caso prontamente censurato da tutti i partecipanti, scivolati su casi personali con evidente caduta di stile.Intanto è stato condiviso e sostanzialmente approvato il documento posto alla base della discussione congressuale e divulgato tra tutti gli iscritti, racchiuso in quel volumetto dal titolo “Più forza all’Antifascismo, più futuro per la Democrazia”, introdotto in apertura dei lavori dal Presidente Nazionale Raimondo Ricci con una sua Relazione ugualmente approvata: relazione seguita ai saluti di vari ospiti (tra i quali Chiamparino, la Camusso, Novelli) e soprattutto alla entusiasmante prolusione del Prof.Gustavo Zagrebelsky, che si è prodotto, tra l’altro, in amare considerazioni e constatazioni sullo stato di salute della Democrazia nel Paese, arrivando così a definire come oggi “l’Italia sia in svendita”.
Il Documento Politico-programmatico conclusivo pone l’accento su molte delle questioni oggi al centro della vita sociale e politica del Paese, come ad esempio quella relativa all’affermarsi di un sempre più accentuato autoritarismo e populismo che stravolgono la democrazia repubblicana, con i ripetuti tentativi (ancora in atto) posti da una campagna revisionista di rivalutazione di azioni e figure di un triste passato, con l’attacco sempre più frequente alla Resistenza ed alla lotta di Liberazione, sostenuta in parte da alcuni mezzi di informazione che della Storia già scritta intendono così fare strame.
Si afferma con forza come la Costituzione non va solo difesa, ma attuata nei suoi principi e cardini fondamentali, e si nota come questo non sia ancora oggi, a 63 anni dalla sua promulgazione, avvenuto né compiuto, con ciò disattendendo gli auspici dei Padri Costituenti.
Ed a proposito della esposizione dell’Italia sull’odierno teatro internazionale, con riferimento alla nostra partecipazione in operazioni militari definite “di pace”, si afferma come
“Nel quadro internazionale occorre rivedere tutta l’onerosa partita delle spese militari e delle missioni all’estero e favorire il rientro delle truppe italiane dalla disastrosa guerra in Afghanistan, nella quale l’Italia era entrata con un ruolo di pace, in rispetto dell’art. 11 Cost., ed è invece stata coinvolta direttamente nella guerra.”
Ciò vale anche per i fatti della Libia odierni, a proposito dei quali è stato approvato uno specifico o.d.g. del Congresso, dal quale estraggo solo un inciso, invitando tutti alla lettura integrale del testo, pubblicato sul sito nazionale dell’Anpi:
“Prendiamo atto della risoluzione dell’ONU per la Libia, in difesa di quel popolo, ma siamo fermamente convinti che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.”
Sulla destra che si divide, all’interno del PdL, l’Anpi coglie la diversità delle posizioni che ne hanno determinato una litigiosità ormai sfociata in vero e proprio odio, anche personale tra alcuni suoi esponenti, distinguendo quella che sostanzialmente si riconosce nelle regole e principi della Costituzione da quella che ne persegue invece il suo sovvertimento:
“Ciò non muta il giudizio di fondo sulle destre italiane, prive, con ogni evidenza, nella loro gran parte, di una reale cultura democratica e antifascista, ben diversamente dalle destre conservatrici di stampo europeo. Prova ne sono gli accordi elettorali e politici stretti con formazioni dichiaratamente neofasciste.”
A questa situazione si risponde efficacemente solo con una sempre più marcata intesa fra tutte le forze democratiche al fine di superare e rimuovere la china verso la quale l’Italia sta andando: è questa una priorità assoluta alla quale devono ispirarsi tutte le forze politiche sinceramente antifasciste che intendono concorrere al cambiamento non più differibile.
Per tutto ciò occorre porre al bando le persistenti, irriducibili e laceranti divisioni foriere di impotenza politica e dar luogo a scelte di unità e collaborazione richieste in modo sempre più pressante da ampi settori dell’opinione pubblica ed innanzitutto da milioni di antifascisti e democratici.
Nel Documento si ribadiscono, rafforzandone i concetti, tutte le posizioni dell’Anpi già espresse in altre occasioni a proposito di Giustizia, Razzismo, Xenofobia, dedicando loro ampie considerazioni in articolate analisi che condannano l’attuale pressapochismo che contraddistingue l’azione dell’attuale Governo.
Particolare rilievo all’Unità Nazionale, che viene ancora una volta ribadita come intoccabile e bene irrinunciabile per il presente ed il futuro del Paese. L’Anpi è contro il secessionismo leghista ammantato di federalismo ed al contempo contro quelle politiche governative che mortificano, nei fatti, l’autonomia delle Istituzioni locali, sottraendo loro importanti risorse ed impoverendone conseguentemente l’azione per il sociale.
E con riferimento al 150° dell’Unità d’Italia, si afferma come essa sia
“…frutto del Risorgimento, essendo stata riconquistata dalla Resistenza antifascista. Pertanto occorre evitare che si affermi ogni forma di federalismo che comporti un secessionismo strisciante e possa creare disuguaglianze sociali e territoriali.”
Nel Documento trova spazio anche un riferimento esplicito alla “questione morale” che sembra affliggere il Paese non solo nelle sue espressioni istituzionali, cosa già di per sè grave, ma anche nella dimensione sociale ed etica con particolare riguardo alle giovani generazioni:
“Combattere perciò l’avvilente modello culturale che viene proposto a ragazze e ragazzi, fondato sull’uso del corpo come merce da esibire e di scambio. Promuovere una cultura che proponga una idea di sé e del proprio futuro basata sulla dignità e responsabilità personale”
Sulla Scuola il Documento si profonde in affermazioni quasi dogmatiche, e ve ne riporto il primo periodo essenziale:
“Nella visione costituzionale, la scuola pubblica, insieme al lavoro, costituisce un valore essenziale, è un presidio fondamentale per rimuovere gli ostacoli alla realizzazione della persona umana (art. 3 Cost.), per educare alla cittadinanza e per formare la coscienza civile delle nuove generazioni; coscienza che deve essere fondata sulla reintroduzione in tutti gli ordini di scuola dell’insegnamento della storia contemporanea, su una più strutturata e rigorosa conoscenza della storia dell’antifascismo e della Resistenza, fondativi della Carta Costituzionale. La scuola pubblica, l’Università, la ricerca, la cultura sono altresì un fattore essenziale dello sviluppo economico, sociale, civile e culturale del Paese….”
Il capitoletto è ampio, e lascia intendere chiaramente come l’Anpi stigmatizzi la necessità di affermare la insostituibilità della Scuola pubblica come fattore determinante della formazione delle nuove generazioni all’insegna della Libertà e dei suoi veri e più profondi significati.
E quello sulla Scuola fa il paio quasi in modo naturale con quello dedicato al lavoro ed ai giovani, ed alla sicurezza sul lavoro. Laddove si afferma, ad esempio, come
“L’Anpi fa voto, inoltre, affinché vengano riprese procedure di stabilizzazione dei lavoratori precari della PA, della scuola e degli altri comparti pubblici e privati. Infine, occorre impegnarsi a fondo per contrastare ogni ipotesi di riforma dell’art. 41 della Costituzione. La pretesa di liberare l’impresa da ogni vincolo è assolutamente inaccettabile; semmai il richiamo, contenuto nell’art. 41 della Costituzione, all’utilità sociale ed all’obbligo di esercitare l’iniziativa economica privata senza recare danno alla sicurezza, libertà e dignità umana, va ancora più valorizzato ed attuato. L’ANPI è impegnata a profondere tutte le energie e ad assumere tutte le iniziative necessarie perché la sola idea di modificare l’art. 41 venga accantonata per sempre.”
Sull’informazione libera ed indipendente l’Anpi non ha dubbi che si stiano profanando ogni giorno di più i criteri che sono alla base di quei principi inviolabili descritti sommariamente nell’Art. 21 della Costituzione: ne denuncia perciò le violazioni sostenendo le battaglie a favore di una informazione libera ed indipendente, presupposto cardine per una sana e robusta democrazia.
Né, il Documento, dimentica le donne, per le quali afferma la indifferibile necessità di
“Difendere, riaffermare e promuovere la dignità ed i diritti delle donne, a maggior ragione dopo il loro grande contributo dato alla Resistenza ed alle lotte democratiche dell’Italia repubblicana, per cui ancora oggi la democrazia italiana ha bisogno della cultura, delle lotte, del punto di vista delle donne.”
Mi sia consentito aggiungere come la Democrazia sia in debito, in questo Paese, verso le donne, per la più alta disoccupazione che sopportano, per la discriminazione di cui sono oggetto, le violenze che subiscono, e via dicendo.
I giovani, in questo Congresso, sono stati molto ben rappresentati, ed in molti tra loro hanno preso la parola: cosa impensabile già non molto tempo fa.
L’Anpi ha riconosciuto come
“I giovani rappresentano realtà molto complesse. Dobbiamo riuscire a confrontarci con tutti, con tutte le realtà organizzate tenendo conto delle esperienze compiute sul territorio, ma anche di quelle nella scuola e nelle battaglie studentesche e – in forme loro proprie – dell’associazionismo e nel volontariato.”
Con ciò confermando l’esigenza di una Grande Alleanza tra l’Anpi, l’Associazionismo antifascista, le confederazioni sindacali ed il vasto mondo dell’associazionismo democratico italiano, espressa peraltro nel Documento base del Congresso.
La “Nuova stagione dell’Anpi” è quindi già realtà operativa, quando si pensi alle iniezioni che si sono volute produrre negli organismi dirigenti dell’Associazione a partire in particolare proprio da questo Congresso, che è stato definito di “svolta”.
Svolta necessaria, anagraficamente necessaria, ma politicamente altrettanto foriera di rilevanti novità che arricchiranno certamente la fisionomia complessiva dell’Anpi rendendola più al passo con i tempi e soprattutto realizzando quel “passaggio del testimone” che Lidia Menapace, nel suo bellissimo intervento, ha voluto esplicare con una metafora suggestiva, quando ha affermato che (cito a memoria):
“Sì, è ora di passare il testimone, ma vorrei farlo nella corsia giusta e nella giusta direzione…”
Ho citato Lidia Menapace, ma dovrei citarne tanti altri di grande spessore, e per non fare torto a nessuno, compreso il Montagna che oggi è qui con noi, mi fermo qui, non prima però di abbozzare qualche informazione che sarà meglio precisata in seguito.
A proposito della nuova composizione degli organismi dirigenti, si è deciso un ridimensionamento dell’elefantiaco Consiglio Nazionale, che contava credo più di 400 membri, con estreme difficoltà di convocazione: si è scelto, anche in forza delle nuove presenze affermatesi in tutto il territorio nazionale, che esso sia costituito dai Presidenti delle 110 Province, ai quali si aggiungono 60 membri scelti tra le Province con oltre i 500 iscritti, 40 donne, 15 giovani compagni e 15 giovani compagne.
Su questi numeri però occorrerà che il compagno Montagna, se lo riterrà opportuno, dia qualche informazione più precisa, anche perché ha partecipato alla Commissione elettorale eletta dal Congresso.
E’ previsto d’altronde un Regolamento attuativo dello Statuto che sarà messo a punto prossimamente.
Per parte nostra, come Delegazione di Varese, non abbiamo inteso sollevare eccezioni di sorta ad esempio nella nuova composizione del Comitato Nazionale, che da 27 membri (come previsto all’Art. 5 dello Statuto) è stato portato a 37, senza prevedere la rappresentatività di Varese, pur essendo la terza Provincia in ordine di iscritti.
D’altronde la stessa estensione del Comitato si otterrà credo con un artifizio che prevederà la cooptazione di suoi dieci membri, ma su questo sarà bene che altri facciano più chiarezza di quanto sia in grado di fare io.
Per finire. “L’Anpi non è un Partito.
Si aderisce all’ANPI non per una scelta di schieramento partitico bensì per la sua storia, per la memoria, per i valori ed i principi dell’ Antifascismo e della Resistenza che l’Associazione rappresenta e difende battendosi per il rispetto e l’attuazione della Costituzione, oltre che per i contenuti delle sue politiche e per la condivisione del suo Statuto.
L’autonomia dell’ANPI, innanzitutto da ogni partito, è condizione irrinunciabile dell’unità per un’Associazione culturalmente e politicamente pluralista quale è l’ANPI ancor più oggi, affinché possa esercitare con efficacia, credibilità, vasta partecipazione e consenso la sua funzione di “coscienza critica” della democrazia e della società;
l’ANPI ripudia la violenza in qualsiasi forma si esprima e la contrasta poiché estranea al contesto democratico conquistato dall’Antifascismo e dalla Resistenza e quale arma dei nemici della democrazia e della libertà.
Il disagio sociale e l’impotenza politica non giustificano il ricorso alla violenza!
La protesta politica e sociale va espressa attraverso l’esercizio dei diritti e nelle forme previste dalla Costituzione.”
E da tutto quanto sopra, si evince ancora una volta come l’Antifascismo sia il presupposto politico della Costituzione.
Il Congresso si è chiuso, come è giusto che sia, con un grande e corale applauso ed abbraccio ai Partigiani, assenti e presenti, tra i quali i nostri Passera e Platinetti.
Quest’ultimo, nella foga di guadagnarsi la sua parte, piccolo com’è, e visti tutti in piedi, è saltato pericolosamente sulla propria poltrona, con grave rischio evitato amorevolmente dai compagni che gli stavano vicini, ma nonostante questo, non è riuscito ad essere all’altezza del Passera, il quale però lo ha ugualmente e pazientemente sorretto accanto a sé.
Al canto di Bella Ciao si è dunque suggellato un Congresso di svolta, che guarda avanti senza perdere il senso della storia e della necessità evidente e richiestaci da più parti che l’Anpi viva e riesca a trasmettere quei valori di cui è sempre stata portatrice, valorizzando le nuove istanze ed integrandole armoniosamente in un contesto più ampio e certo.
M. Mascella
Varese, 2 Aprile 2011
________________________
Al Documento Politico-Programmatico del XV Congresso Nazionale dell’Anpi sono allegati n° 7 Ordini del giorno approvati dall’assise, e che si allegano integralmente alla presente.
- Ordine del Giorno sulla Libia approvato dal 15° Congresso nazionale Anpi L’Anpi è senza esitazione dalla parte dei popoli che si liberano da queiregimi dittatoriali e oppressivi che giungono a sparare sui propriconcittadini. Il Mediterraneo e il Medio Oriente possono essere all’albadi una nuova stagione. Per questo sono assai grandi le responsabilitàdelle organizzazioni democratiche, dei governi, degli organismisovranazionali. Prendiamo atto della risoluzione dell’ONU per la Libia, in difesa di quelpopolo, ma siamo fermamente convinti che “l’Italia ripudia la guerracome mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.” Non si esce dalle crisi attuali e nemmeno si aiuta la costruzione di nuove realtàstatuali democratiche né con la guerra dall’alto né dal basso. Devono tornare pienamente in campo la diplomazia, la politica e lacooperazione internazionale, colpevolmente assenti finora, perresponsabilità dei governi UE – Italia in prima fila – che pure si eranoimpegnati per favorire la creazione di una area di cooperazioneeconomica e istituzionale.Questo processo va ripreso e messo al centro di una nuova politica nel Mediterraneo. A questa politica potranno collegarsi i nuovi gruppi dirigenti che quei Paesi e quei popoli sceglieranno in piena autonomia e libertà. Torino, 27 marzo 2011
- O.d.G – Comitati Regionali In base alla esperienza di questi anni, la funzione di coordinamento svoltaanche dai Comitati Regionali è stato uno dei fattori rilevanti perl’espansione dell’ANPI.In considerazione inoltre della necessità di un corretto rapporto conl’istituzione Regione, il Congresso sollecita la costituzione dei ComitatiRegionali.Il Congresso ritiene che i Comitati Regionali debbano svolgere funzioni dicoordinamento e non di direzione politica. Il regolamento nazionaledefinirà procedure e criteri per la loro costituzione.
- Ordine del Giorno sul progetto di legge Fontana La Commissione difesa della Camera (e il Ministro della Difesa in particolare)stanno proponendo una serie di leggi (Fontana e Barani) volte a porre sotto ilcontrollo del Ministero della Difesa tutte le Associazioni di ex combattenti senzala specifica indicazione di coloro i quali , durante la guerra di Liberazione e anchedopo, si sono riportati ai valori della Resistenza dell’antifascismo e della difesadella Costituzione, con l’intensione di rivalutare quali legittimi belligeranti quelliche hanno militato nella Repubblica Sociale Italiana. L’operazione di alcuni gruppi parlamentari della maggioranza è ben chiara evolta a legittimare coloro i quali hanno combattuto a fianco dei nazisti,contemporaneamente delegittimando l’alto valore morale e sociale della Lotta diLiberazione contro il nazifascismo. Contro queste proposte di legge va attuata una vasta mobilitazione di intellettuali,giuristi, parlamentari e militanti dell’ANPI allo scopo di impedire l’approvazione dinorme o di criteri che delegittimino i partigiani e affermino ambigui criteri diriappacificazione nazionale che si fondano anche su processi di revisionismostorico incompatibili con le vicende del nostro Paese. Torino, 27 marzo 2011